Stili musicali nella chitarra classica

Gli stili musicali nella chitarra spagnola (classica)

La chitarra classica, come quella acustica ed elettrica, può essere suonata in vari modi. Oltre a questa pagina, le pagine di questo sito si riferiscono principalmente alla chitarra classica. Questo strumento si suona con le dita (polpastrello o unghia) o con la mano (dita unite che colpiscono le corde  per l’accompagnamento o per altri effetti sonori).

In questa pagina (sezione lezioni di chitarra classica) parliamo del tipico stile musicale “classico”. Non è detto, però, che la chitarra classica non si possa suonare con il plettro, usato normalmente nella musica di tutti i tempi ed in quella cosiddetta “afro-americana”.

Il caratteristico effetto timbrico si crea soprattutto per via del pizzico delle unghie della mano destra, che varia sensibilmente in base alla variazione dell’angolo di attacco delle dita sulla corda. Una mano libera da plettro, o da qualsiasi altra cosa atta a far suonare le corde, oltre al pizzicato, può arricchire gli effetti sonori con “rasguei” (o “rasgueadi”), tamburellamenti, stop improvvisi, che spesso troviamo nel Flamenco.

La maggior parte degli spartiti per chitarra classica sono stati composti per uno strumento solista (quello in cui il suonatore esegue insieme melodia ed accompagnamento) ma anche per duetti o trii. Più raramente troviamo partiture per quartetto ed orchestra di chitarre. Molto ricco è invece il repertorio per musica da camera, nonostante il suo raro impiego in orchestra. Per contro a questa ultima affermazione, la chitarra si usa spesso anche nelle orchestre.

Gli autori di partiture per chitarra classica

In passato ci sono stati diversi autori che hanno scritto musica per chitarra solista (o in duetto, trio o quartetto) e per chitarre e orchestra. Fra questi citiamo Mauro Giuliani (op. 30, 36 e 70), Ferdinando Carulli, Mario Castelnuovo-Tedesco (op. 99 in RE minore, op. 160 in Do maggiore, op. 201 per chitarre e orchestra), Joaquín Rodrigo (Fantasía para un gentilhombre, Concierto de Aranjuez, Concierto para una Fiesta,Concierto Madrigal), Heitor Villa-Lobos (Fantasia-Concerto per chitarra e piccola orchestra), Alexandre Tansman (Concertino per chitarra e orchestra), Manuel Maria Ponce (Concierto del Sur), Leo Brouwer, Stephen Dodgson.

I chitarristi classici

Per quanto concerne i suonatori di chitarra che hanno composto e stanno componendo la musica odierna, ricordiamo in modo particolare la cosiddetta “scuola chitarristica romana”, a cui faceva capo Mario Gangi (1923-2010). A quest’ultimo appartengono i “Venti Studi”, “Sonatina” e “La Ronde Folle”.

Altro compositore è Carlo Carfagna (nato nel 1940) con “Ritorno a Citera”, “Frammento”, “Orione” e “Scene Gentili”.

Di fondamentale importanza è il contributo di Angelo Gilardino (1942-2022) – compositore, storico della musica e didatta – morto recentemente. Ricordiamo i suoi “Concerti per chitarra e orchestra”, gli “Studi di virtuosità e trascendenza” e l’esistenza di sue tantissime partiture chitarristiche. Il Gilardino, ricercatore universalmente riconosciuto, tra l’altro, ha vinto anche quattro chitarre d’oro.

La normale chitarra spagnola (la classica) viene utilizzata anche in stili musicali come il Jazz (Duo Pat Metheny e Charlie Haden) e molto spesso per stili musicali come la “Bossa nova”. Per quest’ultima ricordiamo João Gilberto, Toquinho, Gilberto Gil e Caetano Veloso.

Trascrizioni per chitarra

Per quanto riguarda le trascrizioni per chitarra classica, esiste un vastissimo repertorio. Innumerevoli, infatti, furono i chitarristi-trascrittori che, fin dai tempi della nascita della chitarra, arricchirono i loro repertori con arrangiamenti e trascrizioni. Tra i più famosi ricordiamo Fernando Sor, Mauro Giuliani, Miguel Llobet, Francisco Tárrega, Andrés Segovia, Kazuhito Yamashita, Agustín Barrios.

Le trascrizioni realizzate per la chitarra, secondo gli esperti di stili musicali per questo strumento, sono tra le più belle e complete, mentre la corrispondenza delle frasi originali nella risposta strumentale è l’apice assoluto … e le chitarre diventano una piccola orchestra.

Giungono a noi le trascrizioni delle opere del compositore iberico Isaac Albèniz realizzate da Francisco Trarrega. Lo stesso Albéniz quando ascoltò la sua “Serenata” trascritta per chitarra da Tárrega si emozionò a tal punto da strillare con voce assordante che era proprio quella che aveva l’interpretazione da lui stesso concepita.

Famose sono le trascrizioni del Giuliani per le overture rossiniane e quelle del Carulli per Fortepiano e chitarra, esibite ancor oggi nei numerosi palchi a livello mondiale. Lo stesso Giuliani frequentava Gioacchino Rossini, che spesso gli cedeva le proprie partiture musicali, permettendogli nuove creazioni con toccanti trascrizioni.

Le trascrizioni chitarriste vengono tutt’oggi considerate delle vere e proprie opere d’arte. Queste, caratterizzate da gusto e ricercatezza, diventano “uniche” nel loro genere. Il famosissimo brano “Asturias”, riferimento generale fra i repertori chitarristici, è stato preso dal pianoforte, come anche i conosciutissimi Valzer di Chopin e di Poeticos.

Anche gran parte del repertorio di Bach, suonato dai chitarristi classici a livello mondiale è frutto di attente ed accurate trascrizioni. Infatti i maggiori chitarristi, odierni e quelli di altre epoche, sono e furono tutti trascrittori. Segovia, per prenderne uno fra i tanti del repertorio bacchiano, compose e esibì le proprie trascrizioni sui palchi di tutto il mondo.

Dalla forte volontà dei trascrittori di avvicinarsi al massimo alle opere originali, si svilupparono nuove tecniche chitarristiche innovative come gli “armonici” ed il “tremolo”, nonché il suonare con una, due o tre corde basse “scordate”, necessariamente portate ad un tono di comodo per l’esecutore.

Testo e accordi di Il sale della terra di Luciano Ligabue

Il sale della terra – descrizione, testo e accordi della canzone di Luciano Ligabue

Luciano Ligabue, titolare di Siamo come siamo
Luciano Ligabue, titolare di Siamo come siamo

Scarica il file in pdf di Testo e accordi di Il sale della terra di Ligabue

Il sale della terra

Il sale della terra è una canzone scritta e cantata da Luciano Ligabue.

Il brano, estratto come primo singolo da uno degli album di inediti del cantautore (esattamente il decimo – Studio Mondovisione), fece la sua prima uscita il 26 novembre 2013.

Il sale sulla terra fu distribuito in download informatico ad iniziare dal 5 settembre 2013. Nel mese successivo uscì in CD singolo e vinile 7″ (1º ottobre).

Il significato nei versi della canzone

Il testo del brano si riferisce alla crisi economica, intesa come sociale e di comportamento.

L’autore vi ha anche inserito parole sulla ricerca del potere ad ogni costo e che, una volta acquisito, si fa di tutto per poterlo mantenere e sempre ad ogni costo.

Altri versi della canzone si riferiscono invece al vangelo di Matteo (Matteo, 5:13): “Voi siete il sale della terra; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli si renderà il sapore?”

Il testo continua con lo spunto dal naufragio presso il Giglio della Costa Concordia: “Siamo il capitano che vi fa l’inchino / siamo la ragazza nel bel mezzo dell’inchino / siamo i trucchi nuovi per i maghi vecchi”.

Altri versi sono riferiti alla politica: “siamo la promessa che non costa niente”, ovvero quella elettorale.

Il valore simbolico del sale

Il sale viene comunemente consumato per condire gli alimenti ma, talvolta è usato per sterilizzare il terreno. Il sale simboleggia l’inaridimento dell’attuale società, quasi sempre resa sterile dalle nostre performance.

Il video

Il videoclip de Il Sale della terra fece la sua prima apparizione il 5 settembre 2013, insieme al lancio del singolo via antenne e scaricabile in download digitale.

Nel video, che fu realizzato nelle strade di New York, appare una marea di persone che si riversa sulla strada, tra cui spunta lo stesso Ligabue.

In basso, per tutto il video, si legge il testo della canzone le cui parole scorrono dando l’idea che il clip dovesse terminare da un momento all’altro, proprio come nei film o come nelle notizie dell’ultima ora dei telegiornali.

(Tutte le notizie da Wikipedia)

Testo e accordi di Siamo chi siamo di Luciano Ligabue

Siamo come siamo – descrizione, testo e accordi della canzone di Luciano Ligabue

Luciano Ligabue, titolare di Siamo come siamo
Luciano Ligabue, titolare di Siamo come siamo

Scarica il file in pdf di testo e accordi di Siamo chi siamo di Luciano Ligabue

Siamo chi siamo

Siamo chi siamo è una canzone pubblicata il 29 agosto 2014 dal cantautore Luciano Ligabue. Il brano è il quinto estratto dal suo decimo album (Studio Mondovisione).

Il testo di Siamo come siamo ha un contenuto molto introspettivo, ed è uscito come un inno generazionale atto a stimolare gli animi di coloro che sono alla perpetua ricerca di una propria identità. Un’identità, in cui riconoscersi, da poter accettare in pieno.

L’artista subito nei primi versi della canzone si riferisce alla Divina Commedia di Dante ed alla poesia di San Martino del Carducci.

Video musicale

Esiste un videoclip di Siamo come siamo, registrato da Riccardo Guernieri, in cui appare per primo Ligabue in viaggio.

Nel video si notano – insieme allo stesso cantautore, seduto dietro una scrivania – dei tag ed alcune scritte sui muri.

Anche questo video, come del resto la precedente canzone (muro del suono) uscita appena un mese prima, ha suscitato animate discussioni ed alcune polemiche da parte di Associazioni. Quella del Luglio colpiva gli avvocati, mentre il presente brano gli animalisti che, che lo accusarono (e denunciarono) per aver pubblicizzato in modo occulto un pellicciotto di Roberto Cavalli. Naturalmente Ligabue negò qualsiasi tipo di propaganda.

Il testo del brano

Conosco una ragazza di Torino

Che ha un occhio mezzo vuoto e un occhio pieno

E parla sempre di partire

Senza posti in cui andare

Prendere soltanto il primo volo

Siamo chi siamo

Siamo arrivati qui come eravamo

Abbiamo parcheggiato fuori mano

Si sente una canzone da lontano

Nel mezzo del cammini di nostra vita

Mi ritrovai a non aver capito

Ma poi ci fu una distrazione

O forse fu un’insolazione

A dirmi non c’è niente da capire

Di tutte quelle strade

Averne presa una

Per tutti quegli incroci

Nessuna indicazione

Di tutte quelle strade

Trovarsi a farne una

Qualcuno ci avrà messi lì

Siamo chi siamo

Un giorno c’era un doppio arcobaleno

… … …

Scarica il file completo di testo e accordi

Testo e accordi di Il muro del suono di Luciano Ligabue

Il muro del suono – Descrizione, testo e accordi della canzone di Antonio Ligabue

Antonio Ligabue mentre suona
Antonio Ligabue mentre suona

Scarica il file in pdf di testo e accordi di il muro del suono di Luciano Ligabue 

La barriera del suono, comunemente intesa come “muro del suono” indica la difficoltà, per qualsiasi mezzo a motore, di raggiungere o superare la velocità del suono (intorno ai 1192 km/h).

Antonio Ligabue ha pensato bene di scrivere un brano musicale sul muro del suono ma con un condimento abbastanza impepato.

Descrizione de “Il muro del suono” di Luciano Ligabue

La canzone in esame, appartenente alla prima traccia estratta dal disco, non è altro che una ballata rock tra le più classiche.

Nel brano Ligabue descrive le cose che nel mondo non vanno assolutamente bene, soprattutto a causa del menefreghismo di coloro che lo vivono.  Per tal motivo chiede all’Uomo, non senza  retorica, di avere la forza di rompere il muro del suono e, quindi, di dare uno scossone per poter finalmente cambiare direzione.

L’uscita del “Il muro del suono” si portò a seguito accese discussioni creando polemiche anche da parte dell’Unione Giovani Avvocati Italiani. Infatti nel luglio del 2014, in comunicato ufficiale, la stessa Associazione dichiarò: “amareggiati per la negativa rappresentazione degli avvocati”. Nello scritto c’era anche l’aggravante – riferita alle emittenti, nonché ai media nazionali e organizzatori di concerti dello stesso Ligabue – di trasmettere e parlarne molto frequentemente.

Il verso contestato

«La giustizia che aspetti è uguale per tutti, ma le sentenze sono un pelo in ritardo, avvocati che alzano il calice al cielo sentendosi Dio.», a cui Luciano rispose che “il diritto di critica è un bene primario, gli artisti dovrebbero esercitarlo molto di più e con la massima libertà”.

Il risultato della polemica: a fine luglio 2014, il nuovo brano di Ligabue è stato il più trasmesso dalle nostre radio (notizie da Wikipedia).

Il testo de Il muro del suono

Sotto gli occhi da sempre
Distratti del mondo
Sotto i colpi di spugna
Di una democrazia
C’è chi visse sperando
E chi disperando
E c’è chi visse comunque morendo
C’è chi riesce a dormire
Comunque sia andata
Comunque sia
Sotto gli occhi annoiati e
Distratti del mondo
La pallottola è in canna
In bella calligrafia
La giustizia che aspetti
È uguale per tutti
Ma le sentenze sono un pelo in ritardo
Avvocati che alzano
Il calice al cielo
Sentendosi dio
C’è qualcuno che può rompere … scarica il file in alto con testo e accordi

Comporre una canzone: strumenti creativi per scrivere un brano

Proviamo a sviluppare un pezzo già improvvisato e memorizzato

Comporre una canzone: se siete entrati in questo articolo tramite il motore di ricerca è bene leggersi anche quello precedente che tratta l’improvvisazione di un pezzo.

comporre una canzone: uno spartito di Beethoven
Una composizione di Beethoven: la sonata n° 30.

Comporre una canzone: entrando nel vivo, riportando il tutto su carta

Comporre una canzone: ogni musicista scrive le proprie composizioni in modi diversi. Taluni preferiscono realizzare prima il testo, altri la melodia, altri la sequenza di accordi, altri scrivono a blocchi completi, altri invece scrivono di getto tutto il brano.

La variabilità della qualità dei risultati non dipende dalla maniera di approccio nel comporre una canzone ma da ciò che effettivamente esce dalla testa del musicista. Un metodo di composizione vale l’altro!

Se hai già nella mente un inedito motivetto, inizia pure da esso e tiraci fuori il massimo!

Inizia con il “credo” su ciò che stai creando e fallo con tutto il tuo sentimento. Basta iniziare con una semplice idea, con pochissime note, un’emozione interna catturata sul momento … per poi approdare alla cosa più affascinante, cioè al brano portato a termine!

Ma in che maniera? Ecco alcuni consigli base, che con la pratica e col tempo potrete arricchire con le vostre personali risorse.

L’improvvisazione, chiave della composizione

Abbiamo già visto nell’articolo precedente che la chiave per comporre una canzone è l’improvvisazione. Se hai già nella testa un cenno di una melodia e ti trovi in difficoltà nello sviluppo, puoi ricorrere all’improvvisazione!

Crea un loop (in questo caso una sequenza ripetuta di accordi) in armonia con i tuoi cenni melodici. Fallo partire e suonaci sopra … a mitraglietta! Sentiti libero di scorrere sulle note delle relative scale, che cambiano seguendo la sequenza che tu hai preimpostato. Ciò ti permetterà di trovare suoni per altre variazioni – senza mai tralasciare quelli del terzo e quinto grado – cercando di incastrarli alla perfezione. Questo ti porterà certamente alla ricerca di nuove sequenze melodiche e di accordi, quindi al completamento del brano musicale.

È così che da una semplice idea può nascere una canzone completa.

Strumenti necessari: teoria della musica e confidenza con gli accordi

La teoria musicale è lo spauracchio di molti suonatori che sono diventati bravi – alcuni anche eccellenti – impiegando soltanto le risorse del proprio ”orecchio”.

In ognuno di questi suonatori la teoria della musica suscita emozioni diverse, che vanno dalla noia alla paura di dover affrontare difficoltà intorno a cose che, in pratica, già fanno meravigliosamente! . È un compito assai arduo, per chi già suona bene a orecchio, doversi mettere con il proprio strumento a battere il tempo al rallentatore leggendo con fatica le note di uno spartito musicale. Una cosa veramente disarmante! D’altronde, ognuno di noi vorrebbe saper suonare ed arricchire i propri motivetti senza gli strumenti teorici che ci gravitano attorno, quelli cioè che fanno al nostro caso: le armonizzazioni delle scale.

L’importanza della teoria musicale

Tieni però presente che un po‘ di teoria musicale – anche solo quella di alcune sezioni – ti porterà a sbrigliare grossi problemi!

Se hai programmato un loop di 3-4 accordi e ti blocchi, ti basterà quel pizzico di conoscenza teorica per identificare il “modo” e la chiave per continuare con le tue creazioni.

Proviamo a fare un pratico e semplice  esempio. Supponiamo che tu abbia già impostato una sequenza di accordi con la tonalità principale di Do maggiore (Do primo grado, Do nota fondamentale) a cui segue un La minore (sesto grado) e poi un Re minore (secondo grado). Volendo essere ripetitivi è facile capire che stiamo lavorando sulla scala di Do e, che per una possibile risoluzione, dovremo passare attraverso il Sol (quinto grado).

Se vedi che il Do maggiore non è adatto alla tua voce puoi usare una sequenza ad esso relativa (RE maggiore – Si minore, Mi minore, La7, oppure Sol maggiore – Mi minore, La minore, Re7 …). Nonostante si tratti di una sequenza di un semplicissimo rock’n’roll, anche se non proprio del tutto “rock”, ti permetterà di superare ben presto – almeno in un primo periodo – gli ostacoli iniziali e progredire nella composizione dello stesso brano.

E se ti blocchi?

Può capitare – ed avviene spesso – che ti blocchi sul ritmo ma non ti scoraggiare! Hai 4 accordi ed un verso! Quando sbagli, fermati e non riprendere la sequenza di accordi dal punto dell’errore ma inizia da capo, rimuovendo completamente l’emozione creata da quel passaggio. Questo perché la sequenza di suoni ha creato in te una serie ordinata di emozioni, fra cui una errata che va assolutamente rimossa.

Intercetta l’emozione musicale per comporre una canzone

Eccoci arrivati al ‘messaggio’ del brano: intercettare l’emozione a cui vuoi arrivare per comporre una canzone. Puoi scegliere se abbinarla ad un senso di inquietudine, a un gesto di rabbia o di amore, o addirittura alle estemporanee emozioni derivate da tutto ciò che al momento ti circonda … quindi piena libertà!

Il tema della canzone che stai creando, oltre a caricare il testo di nuove emozioni, dovrà influire  sul modo in cui proporrai la sequenza di accordi impostata in precedenza.

Impiega la stessa durata per tutti e 4 gli accordi ma con intensità variabile all’interno di più strutturazioni. Infatti sei in fase di creazione e stai soltanto cercando di sperimentare!

Un’altra facilissima sequenza di accordi, su cui si possono creare miriadi di melodie è quella di La – Do – Sol – Re (Mi – Sol – Re – La e relative similitudini) in 4/4, o altri tempi. Ora impiega questo giro in 7/8 (o altro, se vuoi) e sentirai subito il cambiamento del tuo stato emozionale!

Analizza le tue idee e cerca di concretizzarle

Stai progredendo ed hai già alcuni pezzi melodici in armonia con le tue sequenze di accordi, un tempo e, nella tua testa, l’abbozzo globale della struttura. Adesso bisogna riordinare il tutto. Ti accorgerai, magari, che parte del ritornello può avere la funzione del bridge (ponte, passaggio) o viceversa.

Provare, riprovare, ed ancora riprovare, è la chiave della riuscita per comporre una canzone. Nel campo creativo non esistono né regole né vincoli! Una volta assemblato il brano musicale ascoltalo e non ti accontentare del primo risultato! Continua a registrarti cambiando – senza sconvolgimenti di base – tempi e suddivisioni! Metti il tutto a confronto e fai la tua scelta.

Naturalmente – e questo non ci sarebbe neanche bisogno di ricordarlo – interpreta il pezzo adattandolo alla tua tonalità. Fallo ascoltare agli amici, facendo molta attenzione alle loro estemporanee espressioni. Guarda il loro occhi e non accontentarti delle loro semplici parole come “bellino”, “carino”, “gradevole” ecc. ma cerca di percepirne il lato emotivo.

Per concludere: l’arrangiamento

Adesso arriva il momento più bello divertente del comporre una canzone, cioè concretizzare il brano stesso e portalo a termine: è il momento dell’arrangiamento!

Dovrai scegliere la melodia adatta alla voce e distinguerla da quella da adattare al suono ed allo strumento che più ti piace. Questa fase è divertente ed appassionante, tuttavia non è affatto una semplice passeggiata ma richiede altre sperimentazioni, talvolta anche dell’ultimo istante.

Comporre una canzone: CONCLUSIONE

In questo articolo ho soltanto dato dei semplici e pratici consigli per aiutare il principiante ad introdursi nel mondo della creazione e lasciarlo poi libero. Sì, libero di progredire nei suoi più personali metodi di composizione: insomma … ho dato un semplice input!

Imparare a trovare gli accordi di una canzone con la chitarra

Come ricercare gli accordi di una canzone

Basterebbe digitare sui motori di ricerca la frase “testo e accordi della canzone Pinco pallino al mare” e potrete risparmiarvi tempo e fatica!

Allora perché affannarsi a cercare gli accordi di una canzone rischiando di inserire passaggi, concatenazioni e sequenze errate? La risposta è chiara e precisa: perché trattasi di soddisfazioni personali e miglioramento del nostro orecchio musicale! Quindi, in questo articolo della sezione lezioni di chitarra, il consiglio di fare l’”ear training” – allenamento dell’orecchio, perché di questo si tratta – è dato spassionatamente!

Dopo aver letto questo brevissimo articolo, che non ha la presunzione di una pagina accademica, sarete in grado di capire che anche voi avete (e già avevate) a disposizione tutti gli strumenti teorici ed emozionali per la ricerca.

Ogni accordo provoca in noi un tipo diverso di emozione, che dovremo acquisire nel tempo.

Diciamo subito che nella ricerca estemporanea degli accordi di una canzone, nonostante la difficoltà, non occorre assolutamente avere un “orecchio assoluto”. L’orecchio assoluto è quello che riconosce l’esatto tono di una singola nota. È quello che distingue un Do Maggiore da un Do diesis maggiore. …

Trovare prima l’accordo principale

Allora vogliamo provare a trovare gli accordi giusti di una canzone? Da dove partire?

Prendiamo in mano la nostra chitarra assicurandoci che sia perfettamente accordata! L’esatta accordatura ci porta a trovare gli accordi originali, mentre se questa è più alta o più bassa si otterranno accordi non originali ma sempre validi per effetto della relatività delle note che li compongono.

Partiamo con la ricerca della tonalità principale della canzone e quindi l’andiamo a ricercare nell’introduzione o all’inizio del primo brano cantato. Con un po’ di orecchio si riesce a trovare il primo accordo. Ma c’è un modo ancora più facile cioè quello di confrontare il suono dell’ultima nota cantata con una nota della chitarra!

A questo punto abbiamo la nota fondamentale dell’accordo principale, che può essere minore o maggiore. Con la “nota fondamentale”, che è quella che dà il nome all’accordo, abbiamo scoperto – ma solo parzialmente – la tonalità della canzone. Ci manca da capire se trattasi di accordo minore oppure maggiore. Un orecchio un poco esercitato riesce a discernerne la differenza perché l’accordo minore trasmette un’emozione triste, mentre quello maggiore è più allegro. Comunque suonandolo in quel preciso tratto di brano, se è quello giusto, si sente benissimo che è con esso in armonia. 

La capacità di saper distinguere tra accordi maggiori e minori, insieme ad altri tipi di capacità nel vastissimo campo della musica, viene migliorata con l'”ear training”. Questa utile ed insostituibile pratica serve infatti a farci capire le caratteristiche di ogni accordo e, quindi, di rintracciare “a orecchio” gli accordi delle varie canzoni.

È proprio così difficile trovare gli accordi di una canzone?

Ecco che, per il principiante, tutto si fa più arduo! Così sembrerebbe! Coraggio, non è poi così difficile, perché nella stragrande maggioranza dei casi gli accordi sono collegati tra loro con sequenze ben definite. Raramente i compositori di canzoni riescono a formare un intero brano musicale inserendo accordi in piena libertà. No, per fortuna! Ci sono spesso delle sequenze obbligate: ad esempio un accordo di settima di dominante porta quasi sempre all’accordo della tonica (Sol7 verso il Do maggiore o Do minore, re7 verso il Sol maggiore o minore e così via …).

Nella tonalità di Do maggiore (ad esempio) incontreremo molto spesso il Sol maggiore (soprattutto il Sol7) ed il Fa maggiore, nonché il Re minore, il Mi minore e il La minore (si vedano le armonizzazioni delle scale). Per effetto della relatività dei toni facciamo lo stesso ragionamento anche partendo da un accordo principale diverso dal Do: ad esempio un Re Maggiore o un Sol maggiore. Nel primo caso avremo a che fare con accordi come il La maggiore (soprattutto il La7), Sol maggiore, Mi minore, Fa diesis minore e Si minore. Nel secondo caso accordi come Re maggiore (soprattutto il Re7), Do maggiore, La minore, Si minore e Mi minore.

La conoscenza della mappa degli accordi (loro carattere e distanza di toni) aiuterà molto il principiante a rintracciare quelli giusti di una canzone. Molto spesso però questa “mappa” non viene rispettata dai compositori delle canzoni e quindi dovremo allenare il nostro orecchio a riconoscere le varie modulazioni.

Ti accorgerai che con un po’ di pratica e con l’aiuto di carta e matita potrai finalmente avere la soddisfazione di affermare questo: “gli accordi di questa canzone li ho trovati io!”.

Riuscire a improvvisare brani con la chitarra

Imparare ad improvvisare con la chitarra

Findi e Giocatore mentre provano a improvvisare con la chitarra
Findi e Giocatore mentre provano a improvvisare con la chitarra

Ti piacerebbe improvvisare pezzi melodici come un fiume in piena con la chitarra?

Come già citato in queste lezioni di chitarra, diciamo subito che improvvisare brani musicali, così su due piedi, non è assolutamente facile!

La chitarra, che sia essa classica, acustica o elettrica – come d’altronde ogni altro strumento musicale – risponde bene solo a chi ha molta pratica ed una buona conoscenza delle scale musicali.

Per l’improvvisazione di un pezzo musicale quanto detto sopra non basta: per renderla gradevole all’orecchio, come fanno i professionisti, bisogna innanzitutto aver bene in testa i concetti di base della teoria della musica. Inoltre occorre esercitarsi sugli accordi, velocizzando i cambi di posizione sulla tastiera, nonché conoscere almeno i principali giri armonici.

C’è da dire che tutto questo, però, ancora non basta! Per la creatività musicale – e di creatività si tratta – bisogna esserci portati. Un’ottima capacità d’improvvisazione non dipende solo dal livello dell’abilità tecnica del musicista ma anche – e soprattutto – dal suo grado di creatività. Quindi ci sono grandi chitarristi che non sono capaci di improvvisare ed altri, molto meno esperti, che riescono a creare melodie ricche di altrettante improvvisate gradevoli variazioni di tonalità.

Solo chi ha creatività può riuscire a improvvisare con la chitarra? No, Anche tu lo puoi!

Anche tu, aspirante chitarrista alle prime armi, puoi acquisire un grandissimo potenziale di riserva e improvvisare ottime melodie!

Imparando alcune nozioni di base potrai finalmente improvvisare con la chitarra.

Questo ultimo discorso contrasta con quanto detto sopra, cioè con il fatto che per improvvisare con la chitarra bisogna soprattutto esserci portati. Tuttavia ci sono delle particolari scale che permettono facilmente di rimanere agganciato alle tonalità dei vari giri armonici anche percorrendo in random i vari tasti ad esse interessate. Trattasi delle scale pentatoniche nel rock, e delle scale nel Jazz fusion. Tra le più efficaci ricordiamo la “misolidio”, la “dorica” e la “bachiana”. Quest’ultima, che era usata dal grande musicista Johan Sebastian Bach, è una scala minore melodica che mantiene le alterazioni del sesto e settimo grado, sia in senso ascendente che discendente. Anche da principiante, apprenderle ed esercitarle aiuta moltissimo alle improvvisazioni.

La creatività è l’anima dell’improvvisazione

È doveroso però ricordare che improvvisare con la “creatività” è tutta un’altra cosa … cosa senza trucchi che va oltre ai passaggi incatenati eseguiti su appositi tipi di scale! La creatività non tutti ce l’hanno e quindi bisogna averla nel sangue!

Lasciamo quindi perdere la “creatività”, cosa tanto grande, per il semplice motivo che chi ce l’ha non ha bisogno delle quattro regolette da cercare nel web. Chi possiede la creatività ha bisogno di un maestro che sappia dargli i migliori consigli – a lui adatti – per i dovuti approfondimenti in base alla sua sensibilità!

Eccoci dunque ad introdurre il disorientato principiante in questo bellissimo mondo, che è l’improvvisazione sulla chitarra.

Iniziamo a conoscere gli accorgimenti essenziali

Come lavorare sull’improvvisazione di un brano

Da quanto appreso nei precedenti paragrafi, per potersi lanciare in tale avventura, abbiamo appena scoperto che occorre acquisire delle basi, fra cui le immancabili scale musicali e gli accordi (almeno i maggiori, minori e di settima), nonché la disinvoltura nel muovere le dita lungo tutta la tastiera della chitarra (mano sinistra e mano destra).

Per poter improvvisare con la chitarra un brano in estemporanea bisogna perciò acquisire solide basi. Una volta creatosi un bel bagaglio teorico-pratico si potrà padroneggiare con la propria fantasia!

Esprimersi … in generale

Si potrà quindi farsi domande sull’improvvisazione. Questo perché trattasi di un processo che può benissimo essere paragonato al comune modo di esprimersi di ognuno di noi, cioè, all’apprendimento di un linguaggio.

La chitarra infatti, come tanti altri strumenti, ci dà l’opportunità di esprimere ciò che abbiamo nella testa.

Improvvisare su uno strumento musicale significa mettere in pratica alcune importanti conoscenze teorico-tecniche e applicarle quando ci immergiamo nella creatività!

Nella quotidiana dialettica parlata, quando discutiamo, pur avendo ben preparati argomenti e idee per sostenerli, non facciamo altro che improvvisare costruzioni di frasi. Nel normale linguaggio usiamo le parole che in estemporanea ci vengono alla mente e ci esprimiamo come meglio possiamo. Questo perché? Perché abbiamo acquisito padronanza nel modo di parlare e, quindi, di esprimerci

Ci accorgiamo spesso però – e questa è cosa bella, non brutta – che le nostre frasi non vengono effettuate con lo stampo: per esprimere le stesse sensazioni impieghiamo durante la giornata frasi diverse.

Quando dialoghiamo con le persone non facciamo altro che improvvisare discorsi servendoci di ciò che già abbiamo a suo tempo imparato: parole, grammatica e costruzione logica dei discorsi.

Con uno strumento musicale sotto mano avviene la stessa cosa! Improvvisare significa impiegare ciò che abbiamo acquisito nella teoria della musica (scale, ritmi … ed altro) ma esprimendoci a modo nostro!

L’importanza della conoscenza delle scale musicali

Diciamo pure che non è assolutamente possibile improvvisare con la chitarra alcuna linea melodica se non si è a conoscenza delle nozioni basilari sulle scale.

Se hai deciso di imparare ad improvvisare pezzi melodici mentre un tuo amico esegue dei giri armonici, devi innanzitutto sapere che tutto questo è come imparare una nuova lingua. Per imparare una lingua, infatti, occorre studiarne i vocaboli, la grammatica e la logica di costruzione dei discorsi. Quindi esercitarsi sulle scale musicali è il fulcro dell’improvvisazione!

Come già sopra riportato, solo se sei un talento e hai una straordinaria creatività musicale, potrai prima imparare a “suonare a orecchio” e poi improvvisare tutti i brani che la tua potenzialità emotiva richiama al momento! I “comuni mortali” (me compreso) potranno, sì, improvvisare senza aver studiato la teoria della musica ma certamente talvolta si troveranno di fronte a problemi insormontabili. Due fra questi sono:

  • La vaga incertezza di aver creato una linea melodica che scorra nel rispetto delle varie sequenze tonali.
  • L’ottenimento di suoni non dettati dalla propria anima. Non dimentichiamo che la musica è anche espressione del sentimento!

Le prime scale musicali da imparare per improvvisare con la chitarra

Mi verrebbe da dire “certamente le pentatoniche”! … Ma come si possono capire le scale pentatoniche se non si conoscono quelle da cui esse vengono formate? Cioè le scale maggiori e minori? Il consiglio è quello di studiarle tutte per importanti motivi, che esulano dall’improvvisazione, poi iniziare a fare qualche esercizio di creatività con quelle pentatoniche. Queste ultime, essendo composte da cinque note si prestano meglio all’orecchio ed alla inesperta tecnica del principiante.

Naturalmente, dopo i primi successi e le prime soddisfazioni avute dalle scale pentatoniche si può passare alla creazione estemporanea di pezzi sulle scale maggiori. Bisogna tenere presente, però, che non sarà un compito facile!

Una volta acquisita la desiderata disinvoltura d’improvvisazione sulle scale maggiori si potrà quindi lavorare sulle scale minori naturali e, poi, sulle minori armoniche e minori melodiche, arricchendo così le esecuzioni.

Il primo approccio che conduce all’improvvisazione sulla chitarra

Inizia ad imparare la scala maggiore più facile, ovvero la scala naturale, quella del Do maggiore, nonché quella del La minore. Esercitati sulla sequenza tradizionale, a salire ed a scendere, memorizzandone i due semplici e facili motivetti. Poi comincia a eseguirle in sequenze variabili, cominciando una vera e propria personale “creazione”, cercando sempre di memorizzare tuo ordine di concatenazione. Non devi – nei primi esercizi – assolutamente pizzicare note fuori dalla stessa scala!

Poco a poco ti accorgerai di avere un orecchio più sviluppato e sarai sorpreso dalla ricchissima varietà di pezzi inventati randomizzando le note nei vari istanti. Ebbene sì! Sono questi i primi passi lungo la strada che ti conduce dritto verso l’improvvisazione.

Improvvisare un brano significa dare sfogo alla tua emotività rendendoti libero da tutto. Infatti l’improvvisazione è pura libertà. Naturalmente, la melodia creata deve essere gradevole all’orecchio!

Trattasi effettivamente di libertà allo stato puro? Dipende!

Tra due improvvisatori messi a confronto risulteranno certamente di migliore qualità le creazioni di quello che la propria libertà la usa seguendo alcune regole musicali, anche se sembra che queste non ci siano. Trattasi di impiego della tecnica, ovvero degli strumenti tecnici acquisiti nel tempo per tal proposito: gli accordi!

Quante più variazioni di accordi tu fai, tanto più sarai in grado di improvvisare con la chitarra e di inseguire ulteriori sviluppi riguardo la tua creatività. Curare la tecnica delle tue mani (la mano sinistra – la mano destra – plettro) corrisponde certamente al miglioramento del tuo “orecchio musicale”.

Esercitando la tua fantasia con la chitarra sulle scale musicali, mantenendo un certo ritmo – non importa quale, purché lo si rispetti – riuscirai meglio a impararne le basi. Da queste ultime, una volta assimilate, potrai un giorno affrancarti e realizzare in estemporanea le più svariate e gradevoli concatenazioni di accordi.

Allora dai! È è ora di iniziare! Una volta acquisita la desiderata disinvoltura negli esercizi sulle scale e sugli accordi potrai permetterti di pensare alle improvvisazioni!

Come creare brani e improvvisare con la chitarra

Da dove si inizia? Questo è stato già detto: dalle scale e dagli accordi! Subito dopo aver acquisite le relative tecniche, se proverai a creare estemporanee melodie ti accorgerai spesso della mancanza di fantasia. Questo è normale perché vi trovate in un nuovo mondo!

La prima cosa da fare è ascoltare le frasi già fatte di altri chitarristi provando ad identificarne le note e le rispettive variazioni tonali, e quindi eseguirle. Imparare, cioè, brani, fraseggi, segmenti, melodie, gimmick, riff, introduzioni, assoli ..

A forza di insistere, comprenderai che ogni pezzo da te riprodotto fedelmente può essere variato a tuo piacimento. Quindi, avendo come campione i pezzi già imparati, potrai – inizialmente, ma soltanto inizialmente – sbizzarrirti nella ricerca delle similitudini tra le varie frasi musicali. Già da subito potrai integrarle nei nuovi tuoi contesti. Più tardi invece sarai in grado di creare senza il bisogno di variare pezzi già conosciuti.

Imparare ad improvvisare con la chitarra con nuove frasi musicali

Certamente queste prime tappe non sono una passeggiata! Sono necessari esercizi e relative metabolizzazioni. Una volta superato questo scoglio sarà la volta dello scatenamento della fantasia nella creazione di frasi musicali in base alle emozioni estemporanee.

Ti accorgerai in seguito che più si arricchisce il repertorio delle tue creazioni meno ancora avrai bisogno di ricorrere alla variazione di esse per proporle sul momento. Riuscirai invece a creare, di sana pianta, sempre più inediti motivi, mentre la tua esecuzione risulterà più fluida e spontanea!

Nell’improvvisazione attenzione al tranello principale, cioè quello di girare a vuoto! Molti chitarristi nelle improvvisazioni sfruttano spesso il loro repertorio mnemonico impiegando, più o meno, le stesse frasi imparate in precedenza. Lo fanno trasformandole per adattarle al momento. Frasi che accuratamente custodiscono come parti integranti del loro vocabolario.

Ma se da un lato queste frasi musicali “di base” avvantaggiano il chitarrista, che le può impiegare in ogni occasione e in qualsiasi contesto musicale, dall’altro lato si scontrano con la perdita della freschezza! Quindi occorre sempre rinnovarsi. E .. rivolto a te, il fatto di rinnovarti ti abituerà ad avere un approccio più semplice con la tua creatività: insistere, insistere ed insistere! Rinnovare, rinnovare e rinnovare!

Insistere, sì, ma anche ricerca di nuove tecniche!

Non basta insistere e rinnovare i pezzi ma occorre anche insistere e rinnovare sempre più le nuove tecniche. Questo perché fra le miriadi di frasi da inventare si incontreranno anche quelle che pretendono altri tipi di approcci. Non solo … si dovranno alternare e concatenare, oltre alle frasi, anche le varie tecniche.

Come fare? Difficile spiegarlo con il testo, quindi imita i chitarristi che reputi migliori di te carpendo le frasi e i riff delle loro improvvisazioni. Esercitati ad integrarle con la tua fantasia, sviluppando la tua creatività, anche attingendo da altre fonti. Ispirati al loro stile per cambiarlo e poi crearne uno tuo personale del tutto nuovo.

Usare le stesse frasi e cambiarle va bene (lo fanno tutti)! Naturalmente esercitati su più ritmi, su più giri armonici (precostituiti e non) e sulle più svariate sequenze di accordi. Ricorda che si possono suonare le note anche in ordine inverso risolvendo sempre nel rispettivo accordo del momento.

Per potere improvvisare con la chitarra occorrono tentativi su tentativi

L’importante per lo sviluppo della creatività d’improvvisazione è fare tentativi su tentativi, anche quelli che appaiono più stravaganti, perché spesso sono proprio questi ultimi a dare originalità al pezzo. Ascolta anche assoli di altri strumenti.

Alla ricerca della libertà espressiva

Hai acquisito nozioni di teoria musicale? Se sì, è proprio grazie a questo che che hai ottenuto dei grandi risultati.

Adesso, che hai acquisito la pratica e puoi padroneggiare meglio con la tua chitarra, prova razionalmente a liberarti dai lacci teorici ed improvvisa impiegando esclusivamente le tue emozioni. Fai scorrere le dita liberamente! Probabilmente capiteranno anche note stonate, nonché orrende concatenazioni, ma ti accorgerai di aver rese più fluide le tue esecuzioni. Potrai sempre riprovare e sostituirle nelle giuste sequenze tonali e ritmiche.

Usa la camera del tuo smartphone e registrati mentre esegui improvvisazioni con la tua chitarra: bastano pochi minuti giornalieri! Fallo in piena libertà! Quando ti rivedi nel filmato sii critico – molto critico ma in modo costruttivo – dando per scontato che troverai note da correggere o da migliorarne sequenza e concatenazione!

E … concludendo!

Quel lasso di tempo che rubi alle tue esercitazioni giornaliere per creare improvvisazioni non considerarlo alla stessa stregua di uno studio! Fai in modo che diventi il momento di pausa più libero e spassionato. Rendilo puro divertimento impiegando tutti i tuoi sentimenti emotivi, raggiungendo quel climax di forza altamente accelerativa!

Comporre una canzone: strumenti creativi per scrivere un brano

Storia della chitarra

La chitarra attraverso la Storia

Innanzitutto cos’è la chitarra .. in parole povere!

La chitarra – detto così in generale – è uno strumento musicale che appartiene alla categoria dei cordofoni. Essa è costituita da un manico (tastiera) e da una cassa armonica con fasce piatte. Entrambi hanno il loro punto di attaccatura delle corde: piroli registrabili sulla paletta all’estremità del manico, e ponticello (generalmente fisso) sulla tavola armonica della cassa.

Per ottenere il suono occorre pizzicare le corde facendole vibrare con le dita (unghie e/o polpastrelli), o con il plettro. Il suono così generato, ottenuto, con toni variabili, dipende da diversi fattori fra i quali ne ricordiamo soltanto i principali: il diametro della corda, la tensione della stessa e la sua lunghezza variabile.

  1. Il primo (diametro della corda o spessore) rimane fisso sin dalla prima scelta e non è registrabile. Lo spessore più grosso è quello del Mi basso, mentre quello più piccolo appartiene al Mi cantino..
  2. Il secondo (tensione) si può regolare agendo sui registri della corde, la cui regolazione viene fatta periodicamente (accordatura della chitarra), talvolta anche con alcune preferenze personali. Aumentando la tensione delle corde si ottengono toni più alti. La normale accordatura è quella che – partendo dai toni bassi – corrisponde alla sequenza Mi-La-Re-Sol-Si-Mi.
  3. Il terzo (lunghezza variabile) si ottiene accorciando (o allungando) via via la corda proprio in fase di esecuzione del pezzo musicale, praticamente suonando, sia per studio che in esibizione estemporanea. Questo è permesso dalle barrette sul manico, che formano un abbondante numero di tasti. La mano sinistra, che si muove sulla tastiera (talvolta anche a velocità strepitose), accorcia o allunga la parte di corda pizzicata fino al raggiungimento della lunghezza originale, che mai potrà essere superata.

Lo strumento degli antichi egizi può essere paragonato alla nostra chitarra?

Nell’antico Egitto, nel periodo della regina Hatshepsut – più o meno nel 1500 a.C. – la cantante Egizia Har-Mose nelle proprie esibizioni canore si accompagnava con uno strumento musicale a 3 corde.

Quella chitarra, se così la possiamo chiamare (personalmente credo di no) aveva una cassa di risonanza di materiale ligneo (cedro levigato) fasciata con cuoio.

Possiamo definirla, almeno, come modello ancestrale della chitarra? Forse! (Ma è sempre un’affermazione personale).

Più tardi l’uso di questo strumento musicale, assai maneggevole e pratico, con l’aggiunta di una quarta corda, si diffuse nelle popolazioni mesopotamiche, quindi nel continente europeo.

Secondo le varie filosofie, assegnare un preciso periodo alla nascita della chitarra è assai difficile! Per alcuni del settore, gli strumenti a corde sono sempre esistiti nella Storia dell’uomo.

Storia della nostra chitarra

Andando indietro nel tempo, cavalcando a ritroso quello nostro, incontriamo le prime antenate della chitarra (a quattro e cinque corde) già nel periodo medievale. Leggermente diversi, ma sempre avvicinabili ad esse, erano i liuti persiani a quattro corde.

La chitarra medievale ebbe la sua prima evoluzione ed espansione nel periodo barocco. Dal Seicento, infatti, iniziarono ad apparire i primi progetti con le innovazioni di Antonio de Torres (spagnolo) da cui nacque il prototipo, ben più voluminoso, assai prossimo alla chitarra classica moderna [Allorto, pag. 5, anno1990].

L’allargamento della cassa armonica e la buca sulla tavola anteriore si resero necessari per compensare la perdita di sonorità dovuta al fatto che l’antico strumento fosse a doppia corda.

Gli antichi definivano il loro strumenti a “quattro cori”, “cinque cori”, “sei cori” quando avevano rispettivamente otto, dieci o dodici corde. Quindi un coro comprendeva due corde ed aveva lo scopo di produrre un tono più armonico e sonoro [Radole, pagina 127, anno 1997].

La chitarra a sei corde singole iniziò piano piano a diffondersi già in quello stesso periodo, sostituendo lo strumento del tipo barocco. La nuova chitarra, ben più voluminosa e robusta, risultò anche più facile e confortevole nell’uso, con apprezzabili sonorità, nonostante la mancanza di accoppiamenti di corde.

L’apparizione della chitarra a sei corde

Alla fine del Settecento nel meridione della nostra penisola furono i liutai napoletani a fabbricare le prime chitarre a sei corde. Queste apparvero con la cassa armonica assai meno ingombrante di quelle del secolo precedente.

Il legno impiegato era di acero e di albero da frutto. Esiste ancora la chitarra “napoletana” più antica, costruita da Antonio Vinaccia, che risale al 1764. Essa appartiene ad una longeva famiglia di artigiani-liutai napoletani.

Chitarra a sei corde realizzata nel 1795 da Gian Battista Fabricatore
Chitarra a sei corde realizzata nel 1795 da Gian Battista Fabricatore. Si trova a Milano nel Museo degli strumenti musicali (foto da Wikipedia)

Osservando la chitarra di Gian Battista Fabricatore del 1795 (si veda la foto riportata in alto), sia nell’insieme che nei dettagli, si presenta più o meno con le stesse caratteristiche del nostro odierno strumento.

Nel corso del XIX secolo l’arte della liuteria raggiunse livelli raffinatissimi.

I pionieri napoletani Giovanni Battista e Gennaro Fabricatore lasciarono un’enorme impronta nella transizione tra i liuti del Settecento e quelli a loro contemporanei, passando definitivamente alle sei corde singole.

Altrettanto si può dire della dinastia Guadagnini nel Torinese che acquisì un meritato valore di prestigio.

A Cremona, Carlo Bergonzi, attivo nel periodo a cavallo tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, mise a punto alcune caratteristiche chitarre a 6 corde.

Anche in Spagna, considerata la culla della chitarra, nello stesso periodo, o poco dopo, lo strumento a 6 corde singole incominciò a diffondersi a macchia d’olio, soprattutto a Malaga e Siviglia.

In Francia, intorno al 1820, prende forza anche grazie al liutaio Renѐ François Lacôte, che divenne in poco tempo uno dei più apprezzati strumenti a corde dai coevi maestri di chitarra, tra cui citiamo Ferdinando Carulli e Fernando Sor.

Le integrazioni di Antonio de Torres

I primi strumenti a corda che testimoniano gli studi del De Torres risalgono al 1854 e già comprendono tutte le caratteristiche dell’attuale chitarra classica.

Fu lui il primo a prendere in considerazione l’importanza della tavola armonica, ampliandone la superficie e trovando l’ideale posizionamento del ponticello (punto in cui le corde risultano alla loro massima larghezza). Si veda a questo proposito la pagina che chiarisce l’intonazione della chitarra.

Applicò tre catene trasversali alla tavola, due sopra la buca e una sotto di essa. In quest’ultima, in corrispondenza del ponte, si evidenziano sette raggi simmetrici a ventaglio.

Più tardi (1862) Antonio de Torres realizzò una chitarra alla quale applicò fasce e fondo di cartone a scopo dimostrativo dei suoi studi sull’importante influenza dell’incatenatura sulla tavola armonica. Le moderne misure del manico, nonché la tastiera e la forma del ponte rispecchiano ancora le tesi del Torres.

La chitarra folk

Una delle chitarre di Martin in stile Staufer
Una delle chitarre di Martin in stile Staufer (intorno al 1838), New York (foto da Wikipedia)

La prima chitarra folk fu realizzata dal liutaio tedesco Christian Frederik Martin dopo un proficuo apprendistato presso la bottega di liuteria della famosa famiglia Staufer di Vienna.

Nel 1833 Christian si trasferì a New York da Mark Neukirchen, allestendo un negozio a Hudson Street 196, dove svolse le sue attività di rivenditore (dettaglio e grossista) e importatore di strumenti musicali [Osborne pagina 204, anno 2012].

Qui si dedicò – oltre che alla riparazione di strumenti in legno – alla ideazione ed alla realizzazione di nuovi tipi di chitarre acustiche con corde di budello, la cui strutturazione seguiva il modello Legnani di Staufer[Allorto, pagina 9, anno 1990].

Nel 1920 la liuteria Martin era già abbastanza conosciuta e, nel 1838, con la nuova ed ingrandita azienda a Nazareth (Pennsylvania) Christian cominciò a dedicarsi alla costruzione di chitarre con corde metalliche (acciaio), stimolato soprattutto dai “musicisti country”.

Data la forza di tiraggio dell’acciaio, ben superiore a quella del budello trattato, la nuova chitarra richiese consistenti riadeguamenti su tutta la struttura della cassa. L’incatenatura, da parallela, passò ad incrociata a “X” (già realizzata intorno al 1850). Tale sistema lo troviamo ancora oggi nella maggior parte delle chitarre[Carta, pagina 20, anno 2011].

Nasce la chitarra elettrica

La chitarra, nel corso della Storia della musica, ha sempre avuto i suoi meritati apprezzamenti, sia per la qualità del suono che per le sue vaste versatilità.

Purtroppo si inseriva male nelle orchestre data la bassa sonorità di volume rispetto agli altri strumenti. Si doveva quindi trovare una soluzione … ma tale soluzione non poteva esistere senza l’avvento dell’elettricità.

Se si pensa che il primo rudimentale impianto elettrico – a cui seguì la distribuzione della corrente a livello planetario – fu realizzato nel 1889 (Westinghouse), si deduce che la “Storia della chitarra elettrica” parte da un passato alquanto recente.

La prima chitarra Gibson

Nella bottega di Orville Gibson, famoso liutaio statunitense, si effettuarono i primi esperimenti sui mandolini e, quindi, sulle chitarre.

I primi strumenti “modificati” apparvero con cassa arcuata e tavola a buca ovale. Per ottenere un suono più potente le corde di budello furono sostituite con quelle di acciaio. Si crearono in tal modo tutte le premesse per la cosiddetta “chitarra archtop” (chitarra elettrica).

Fu Lloyd Loar – progettista dei modelli di chitarra Gibson – che per primo, intorno al 1920-24, effettuò le prime prove di amplificazione elettrica, applicando rilevatori di suono in prossimità delle corde.

Un forte aiuto alla nascita della chitarra elettrica fu dato soprattutto grazie agli esperimenti di Adolph Rickenbacker che, nel 1931, inventò il pick-up elettromagnetico. Questo accessorio era in grado di rilevare e trasmettere gli effetti vibranti delle corde, trasformandoli in impulsi elettrici.

Il pick-up entrò subito in uso negli strumenti poveri di acustica, fra i quali naturalmente primeggiava la chitarra. Nacque così la chitarra “lap steel” (“frying pan guitar”) che fu diffusa in due modelli: A22 e A25 [Denyer, pp. 46-47, anno 2000.].

Il modello ES 150 della chitarra elettrica Gibson

Chitarra elettrica Gibson mod. ES 150 anno 1936-41
Chitarra elettrica Gibson mod. ES 150 anno 1936-41 (foto da Wikipedia)

Nel 1935 la casa costruttrice Gibson lanciò il modello ES 150. Si trattava di chitarra semiacustica con una normale cassa di risonanza, che al posto della tradizionale buca aveva le aperture formanti una “f” sulla tavola armonica. Il modello aveva un unico pick-up che comprendeva tutte le corde.

La nuova chitarra riscosse ampi consensi tra i chitarristi e finalmente, grazie all’amplificazione elettrica, incominciò ad avere più importanza nelle orchestre proprio per la sua ricca modulazione di volume.

Grazie al pick-up gli strumenti a corde poterono così inserirsi meglio, talvolta anche dominando con gli assoli, nelle formazioni dei tempi musicali e non subire più il sovrastante volume di altri strumenti di accompagnamento.

Perfezionamento della chitarra elettrica

Molte case costruttrici seguirono l’esempio della Gibson fabbricando nuove chitarre elettriche, amplificando di fatto soltanto il suono di strumenti con cassa armonica.

Ben presto però ci si rese conto che i pick-up applicati sulla cassa acustica producevano un suono con troppe armoniche, nonché il fastidioso effetto di “feedback”. Quest’ultimo era anche capace di uccidere i tempi delle battute soprattutto a ridosso dei cambi di tonalità: la cassa dello strumento (chitarra e generalmente tutti i cordofoni), infatti, entrando in risonanza con il suono amplificato (effetto Larsen), creava sgraditi echi armonici. Questi, talvolta, rendevano quasi impossibile il giusto scorrere della linea melodica. Inoltre si creavano fischi assai difficili a gestire. Tanto per rendersi conto del grado di fastidio di quei fischi possiamo paragonarli anche con quelli degli attuali strumenti amplificati quando cerchiamo di alzare il volume in maniera esagerata.

Si pensò quindi di sostituire la cassa acustica con un blocco ligneo massiccio. Fu Les Paul, chitarrista con alte risorse di creatività tecnica, che per per primo, nei laboratori della Epiphone, nel 1941 creò il prototipo senza la presenza di una cassa acustica (il famoso modello “The Log”). Il musicista-inventore lo propose alla Gibson dalla quale ebbe un solenne rifiuto.

La suddivisione del pick-up

Insieme ai pick-up si sviluppò anche l’amplificatore. Nel 1948, dopo approfonditi studi, il progettista di amplificatori Leo Fender pensò di dividere in due quell’unico pick-up, dando così una svolta definitiva alla chitarra elettrica. Dal suo laboratorio uscì, infatti, la chitarra “Broadcaster” con il corpo in legno duro e due due pick-up registrabili con possibilità di miscelazione.

La nuova chitarra elettrica si presentava con il consistente vantaggio di sveltire le fasi di costruzione e assemblaggio, che divennero assai più semplici.

L’inedito modello riscosse subito l’approvazione dei chitarristi ed il successo non poteva assolutamente mancare. Infatti la chitarra elettrica Broadcaster (l’attuale Telecaster), ancor oggi esce dai laboratori della Fender.

Oggi i pick-up sono disposti uno per corda.

Accordi Chitarra – 10 canzoni facili da eseguire sul momento

Accordi Chitarra – canzoni facili da accompagnare

Canzoni facili da suonare con la chitarra
Canzoni facili da suonare con la chitarra

Anche se avete imparato soltanto alcuni accordi – intendo quelli di base, magari con un ulteriore e veloce ripassino – nella sezione accordi di questo sito web (gli accordi nella chitarra e loro formazione), molto probabilmente starete cercando brani facili da eseguire.

Ebbene! In questa pagina potrete già cantare, con i giusti accordi, brani musicali di buon gradimento.

Quando avrete preso più padronanza della chitarra potrete passare alle canzoni più famose di tutti i tempi (Canzoni facili e famose con testi originali ed accordi).

Imbracciate le chitarre e gettatevi felici e spensierati nel canto!

Come suonarli correttamente

Naturalmente, come già sopra accennato, starete cercando qualche facilissimo brano musicale da eseguire. Siete nel posto giusto perché questa pagina contiene i link per poter raggiungere dette canzoni, provviste di testo, accordi e note informative riguardo gli autori ed i contenuti, nonché notizie sulla casa discografica. Se non siete ancora all’altezza della situazione il consiglio è quello di iniziare il corso (tutto free) di questo sito web alla pagina Lezioni di chitarra

10 canzoni facili da suonare scelti per i principianti

Testo e accordi di Ho imparato a sognare dei Negrita

Ho imparato a sognare dei Negrita

La band musicale dei Negrita

Scarica il file in pdf di: Accordi di Ho imparato a sognare

Il testo di Ho imparato a sognare

Ho imparato a sognare è un brano scritto e cantato dai Negrita ed interpretato anche da Fiorella Mannoia. Per la cantante fu inciso in un singolo estratto dall’album di cover “Ho imparato a sognare”, della stessa Mannoia, uscito dalla Sony Music il 6 novembre 2009. Per l’appunto il brano interpretato da lei è una cover dell’omonima canzone della band musicale Negrita.

Di ”Ho imparato a sognare” è in circolazione anche un videoclip diretto dal registra Gaetano Morbioli, specializzato in questo genere di presentazione.

Lo stesso brano uscì poi dagli studi della Sony Music il 24 settembre del 2013 nella compilation Pink Is Good, con la partecipazione di Fiorella Mannoia. Tutto il ricavato fu devoluto a favore della Fondazione di Umberto Veronesi per la lotta contro il tumore al seno.

Album da cui fu estratto il brano

L’album, che riporta lo stesso titolo della canzone, raccoglie altre 9 celebre celebri cover di band e cantautori nazionali, tra cui Renato Zero, Lucio Battisti, The Rokes, Cesare Cremonini,Tiziano Ferro, i Negrita ed i Negramaro. L’album comprende anche due bonus track: Caffè nero bollente, nuova versione e, L’amore si odia cantato in duetto con Noemi.

Il testo di Ho imparato a sognare

Ho imparato a sognare
Che non ero bambino
Che non ero neanche un’età
Quando un giorno di scuola
Mi durava una vita
E il mio mondo finiva un po là
Tra quel prete palloso
Che ci dava da fare
E il pallone che andava
Come fosse a motore
C’era chi era incapace a sognare
E chi sognava già
Ho imparato a sognare
E ho iniziato a sperare
Che chi c’ha avere avrà
Ho imparato a sognare
Quando un sogno è un cannone
Che se sogni
Ne ammazzi metà
Quando inizi a capire
Che sei solo e in mutande
Quando inizi a capire
Che tutto è più grande
C’ era chi era incapace a sognare
E chi sognava già
Tra una botta che prendo
E una botta che dò
Tra un amico che perdo
E un amico che avrò
Che se cado una volta
Una volta cadrò
E da terra, da lì m’alzerò
C’è che ormai che ho imparato a sognare non…