Testo e accordi di 4 marzo 1943

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Informazioni sul brano 4 marzo 1943

Testo e accordi di 4 marzo 1943 di Lucio Dalla
Lucio Dalla (foto Wikipedia)

 

Testo e accordi di 4 marzo 1943

Questa è una notissima canzone scritta e lanciata dal cantautore Lucio Dalla nel 1971. Il brano, che fu composto con la collaborazione di Paola Pallottino e di Ruggero Cini (arrangiamenti), fu registrato e diffuso dalla RCA italiana.

“4 marzo 1943” si riferisce alla data di nascita di Lucio Dalla ma descrive la storia, non autobiografica, di una madre incinta in attesa della nascita del proprio bambino.

Il brano, dopo esser stato purificato dalla censura, fu presentato al Festival di Sanremo (ed. 1971) dallo stesso cantautore e dalla band Equipe 84, classificandosi nella terza posizione. Furono, infatti, sostituiti il titolo (in origine “Gesù Bambino”) ed il verso collocato alla fine della canzone (“e anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino”).

La canzone nel corso degli anni ottenne consensi sempre più grandi diventando uno dei cavalli di battaglia di Lucio Dalla.

Gli altri due passaggi censurati

In seguito al commento che Elena Brescacin ha inserito in questa pagina e dopo le varie verifiche sul web in relazione alla purificazione del testo, pare doveroso aggiungere che la censura ha agito anche su altri due passaggi.

Eccoli: “mi riconobbe subito proprio l’ultimo mese”“giocava alla madonna con il bimbo da fasciare”. Il primo diventò “mi aspettò come un dono d’amore fin dal primo mese”, mentre il secondo “giocava a far la donna con il bimbo da fasciare”.

In relazione a testo e accordi di 4 marzo 1943, se non sapete fare gli accordi potete decidere di iniziare un corso di lezioni di chitarra.

Il testo del brano 4 marzo 1943

Sotto è riportato il testo integrale della canzone:

Dice che era un bell’uomo e veniva, veniva dal mare

parlava un’altra lingua, però sapeva amare

e quel giorno lui prese a mia madre, sopra un bel prato

l’ora più dolce, prima d’essere ammazzato.

Così lei restò sola nella stanza, la stanza sul porto

con l’unico vestito, ogni giorno più corto

e benché non sapesse il nome e neppure il paese

mi aspettò come un dono d’amore, fino dal primo mese.

Compiva sedici anni, quel giorno la mia mamma

le strofe di taverna, le cantò a ninna nanna

e stringendomi al petto che sapeva, sapeva di mare

giocava a far la donna, col bambino da fasciare.

E forse fu per gioco, e forse per amore

che mi volle chiamare, come Nostro Signore

della sua breve vita il ricordo, il ricordo più grosso

è tutto in questo nome, che io mi porto addosso

e ancora adesso che gioco a carte e bevo vino

per la gente del porto io sono, Gesù Bambino

e ancora adesso che gioco a carte e bevo vino.

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Questo articolo ha 2 commenti

  1. Elena Brescacin

    hanno cambiato anche altri due pezzi nel testo:
    “mi aspettò come un dono d’amore fin dal primo mese” era “mi riconobbe subito proprio l’ultimo mese”
    e “giocava a far la donna con il bimbo da fasciare”, era “giocava alla madonna con il bimbo da fasciare”.
    “purificare” una canzone dolcissima, un inno alla vita come ce ne sono pochi.
    I bacia pile che hanno censurato Dalla, sono gli stessi che due anni dopo hanno fatto lo stesso con De Gregori sul testo di Alice:
    “e il mendicante arabo ha un cancro nel cappello, ma è convinto che sia un porta fortuna”, è diventato “ha qualcosa nel cappello” cambiandone il senso. Difatti De Gregori nei live canta la versione originale.

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